Carissimi,
con profonda tristezza annunciamo la scomparsa, sabato scorso 4 maggio, della Prof.ssa Paola Falteri, socia fondatrice della SIAM, a lungo membro del suo Consiglio Direttivo e della redazione di AM, valente studiosa e promotrice di attività e iniziative volte all’educazione alla salute, oltre che cara amica di molti di noi.
Alleghiamo un breve ricordo scritto dalla Prof.ssa Cristina Papa
RICORDO DI PAOLA FALTERI
Paola Falteri ci ha lasciati sabato 4 maggio 2024, dopo lunghi mesi di malattia, mentre si stava svolgendo l’assemblea della SIAM e mentre eravamo intenti a discutere di bilanci del passato e progetti per il futuro. Una coincidenza che non può che farci pensare a quanto Paola abbia contribuito tra le prime a costruire quella scuola di antropologia medica che gravitava intorno a Tullio Seppilli e che poi aveva generato la SIAM, la rivista AM e le collane BAM e SMASS e aveva contribuito a far crescere la Fondazione Angelo Celli per una cultura della salute. I primi giovani studiosi che avevano collaborato con Tullio all’Università di Perugia in questa edificazione sono stati Paola e Paolo Bartoli, non a caso autori entrambi di un importante articolo dal titolo Il corpo conteso. Medicina ufficiale e medicina popolare a Magione, apparso in un numero della Ricerca Folklorica del 1983 dal titolo La medicina popolare in Italia e curato da Tullio Seppilli, in vista del convegno internazionale di Pesaro tenutosi nello stesso anno, entrambi fondativi nell’affermarsi dell’antropologia medica italiana. A Paola si deve soprattutto l’aver contribuito a rinnovare gli studi di medicina popolare anche attraverso la ricerca sul campo, vitalizzando la tradizione folclorica con le categorie dell’antropologia culturale, della demologia e degli studi femministi per quanto riguarda la procreazione e il corpo delle donne a cui soprattutto ha rivolto la sua attenzione. Uno sguardo femminista che Paola aveva elaborato in un periodo di effervescenza dei movimenti delle donne, anche attraverso la partecipazione al collettivo fiorentino di giovani donne di sinistra, che pubblicò a partire dal 1974 al 1976 Rosa. Quaderno di studio e di movimento sulla condizione della donna, ove si coniugava la prospettiva dello “sfruttamento” delle donne con quella dai caratteri più marcatamente culturali della loro “oppressione”. Un altro campo in cui il contributo di Paola è stato fondamentale è stato quello dell’antropologia dell’educazione che aveva cominciato ad esplorare dai primi anni Settanta collaborando con il Movimento di cooperazione educativa MCE, al cui interno costituì nel 1976 il gruppo nazionale di antropologia. In questo contesto e anche nella pratica di formazione universitaria nell’ateneo perugino con studenti di Scienze dell’educazione e di Scienze della formazione primaria il lavoro di Paola è stato finalizzato a far transitare nella scuola l’antropologia culturale coniugando pratica didattica ed elaborazione scientifica. Questo lavoro che oltrepassava gli schemi accademici ha assunto un rilievo nazionale che le viene universalmente riconosciuto a partire dalla pubblicazione del manuale con Mila Busoni, Antropologia e cultura, destinato soprattutto a studenti, operatori e insegnanti della scuola. Le doti di tenacia, generosità, capacità di innovazione e attenzione alle relazioni sia all’interno che fuori dall’ambito accademico, che hanno caratterizzato l’impegno di Paola, non necessariamente si traducono in prodotti valutabili nei sistemi di audit universitaria contemporanea, ma non per questo sono meno necessarie per garantire “l’uso sociale sociale della ricerca”.
Cristina Papa
Presidente della Fondazione Alessandro e Tullio Seppilli