Il manicomio di Perugia

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Il manicomio di Perugia

Cenni storici

Cenni storici

Nel 1303 viene fondato a Perugia l’«ospedale» di Santa Maria della Misericordia, luogo di ospitalità e assistenza a «poveri infermi e pellegrini», a bambini abbandonati e a tutti i «deboli che non possono altrimenti procurarsi il vitto». Scopri di più
La psichiatria istituzionale prima della legge n. 180 del 1978

La psichiatria istituzionale prima della legge n. 180 del 1978

Il dispositivo manicomiale era regolamentato dalla legge n. 36 del 1904 (la cosiddetta legge Giolitti), direttamente connessa alla giustizia penale e alla pubblica sicurezza, che considerava il malato di mente pericoloso a sé e agli altri e di pubblico ... Scopri di più
La Legge conferiva al Direttore ogni potere

La Legge conferiva al Direttore ogni potere

La Legge conferiva al Direttore ogni potere. Il ruolo del direttore dell’Ospedale Psichiatrico era particolarmente forte nelle piccole città come Perugia. Facilmente si creavano salde reti di rapporti, alleanze, solidarietà, collaborazione fra le autorità costituite: vertici della magistratura e delle amministrazioni pubbliche, forze dell’ordine, autorità religiose e così via. Il direttore era uno dei garanti dell’ordine pubblico, colui che aveva il mandato di difendere la società dalla minaccia della devianza psichica. Il Direttore era il dominus indiscusso e onnipresente. Scopri di più
L’impatto con il manicomio

L’impatto con il manicomio

Molti di coloro che entrarono a lavorare in manicomio agli inizi degli anni Sessanta o che ebbero l’occasione di conoscerlo, descrivono le loro prime impressioni sottolineando le condizioni disumane e degradanti dei ricoverati e la loro scioccante esperienza personale. Scopri di più
“Era una violenza feroce, era la perdita dell’identità”

“Era una violenza feroce, era la perdita dell’identità”

A Perugia, come nel resto d’Italia, l’Ospedale neuropsichiatrico era “chiuso”, sia verso l’esterno che nei suoi percorsi interni. Un robusto cancello metallico, controllato da un turno apposito di portieri, sbarrava il viale che dai reparti maschili conduceva a quelli femminili. In ogni padiglione erano inoltre chiuse con chiavi di sicurezza sia le porte di accesso verso l’esterno, sia quelle da un reparto all’altro o da un piano all’altro dello stesso reparto. Gli infermieri dei reparti di degenza erano tenuti, sotto la propria personale responsabilità, al controllo costante dei ricoverati (Giacanelli 2014). Scopri di più