A Perugia, come nel resto d’Italia, l’Ospedale neuropsichiatrico era “chiuso”, sia verso l’esterno che nei suoi percorsi interni. Un robusto cancello metallico, controllato da un turno apposito di portieri, sbarrava il viale che dai reparti maschili conduceva a quelli femminili. In ogni padiglione erano inoltre chiuse con chiavi di sicurezza sia le porte di accesso verso l’esterno, sia quelle da un reparto all’altro o da un piano all’altro dello stesso reparto. Gli infermieri dei reparti di degenza erano tenuti, sotto la propria personale responsabilità, al controllo costante dei ricoverati (Giacanelli 2014).
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